Il terremoto-maremoto del 1908 a Lazzaro

Assunta Ambrogio

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L’obiettivo principale di questo testo è quello di ricostruire attraverso passaggi storici fondamentali un quadro che permetta oggi di poter leggere in chiave storico-culturale e religiosa la vita del nostro popolo nella sua espressione piena e significativa, per attingere dalla memoria quella forza di cui ciascuno ha bisogno per ritornare ad un quotidiano più proficuo e fruttuoso. Le due giovani autrici con la loro ricerca aggiungono qualcosa d’importante su un sito che anche ai giorni nostri continua ad affascinare per la sua posizione geografica.

Lazzaro si trova nel comune di Motta San Giovanni (Reggio Calabria): due paesi importanti per memorie storiche, stretti tra loro da vicende che si incastrano. Le notizie del terremoto si incentrano maggiormente sulla costa di Lazzaro, perché in quel tratto la furia del mare completò quel disastro e negli archivi si trova, e lo si riporta, il maggior numero di documenti.
Il libro si aggiunge ai tanti saggi che riguardano “la catastrofe” di quel fatidico giorno.

Tra le carte di mio padre

Pina Lupoi

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“…Io appartengo ad una generazione che ha vissuto il periodo fascista ma anche vissuto il meraviglioso periodo del dopo guerra: un’Italia allora piegata, distrutta, umiliata, impoverita. Ma tutti ne eravamo convinti, e chi faceva politica la faceva veramente nell’intento di esserLe utile, di vederLa risorgere.
E il miracolo avvenne, e in tempi relativamente brevi! Oggi per la Calabria è necessaria uguale consapevolezza e l’impegno di tutti ad un unico intento: la crescita e lo sviluppo della regione e non ultimo il ripristino della sua immagine, che minoranze irresponsabili hanno deformato, ma che anche noi non abbiamo saputo difendere e non stiamo difendendo, se è vero che l’immagine della regione è deturpata non solo dai fatti di sangue, dai sequestri, dalle illegalità di vario genere e gravità; per cui noi oggi qui riuniti, poco o nulla possiamo fare, sulle tantissime altre cose che alla fine costituiscono le principali quotidiane insoddisfazioni del cittadino e del forestiero…
E queste tantissime cose, cari Sindaci della Calabria, cari Consiglieri, cari Amministratori tutti della Calabria, queste tantissime cose coinvolgono proprio l’attività di tutti i politici calabresi, ai vari livelli, quelli che oggi si è creduto utile riunire qui. Ricordo un concetto che ho letto di recente e che cito anche nella sua forma spregiudicata:
“Nulla o poco potrà cambiare, poiché è improponibile che il ‘potere’ concorra a castrarsi”. Potrà per la Calabria non essere una verità?!”

Patrimonio storico delle chiese di Motta San Giovanni

Assunta Ambrogio

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Partendo da un processo di conoscenza del cospicuo e frammentario patrimonio di cui siamo i custodi, l’autrice ha affrontato lo studio dei reperti e delle chiese di Motta San Giovanni, aggiungendo ai beni culturali conosciuti, quei reperti ecclesiastici poco noti che dovrebbero essere valorizzati.
Per Maria Assunta Ambrogio diviene consequenziale la progettazione di un itinerario turistico  ampio e interessante.

La Magna Grecia

Pietro Larizza

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Ristampa di una grande opera del 1929 di Pietro Larizza, storico, archeologo e numismatico. Un interessante saggio in cui La Magna Grecia si eleva dai confini geografici di un piccolo paese e assume carattere universale. Attraverso l’archeologia antropologica si cerca di conoscere i caratteri specifici dei nostri progenitori greci.
Ricerche storiche e numismatiche dalle origini alla cittadinanza romana, con la intera serie delle monete italo-greche e numerose illustrazioni.

L’unita’ del mondo

Giuseppe Cambareri

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Le lune di Transilvania, Un Aprile a Firenze e L’uomo di bronzo sono gli scritti raccolti sotto il titolo Ombre, un libro che descrive un viaggio ai confini dell’anima e che crea un contatto profondo tra realtà apparentemente lontane ma fortemente assonanti tra di loro. I protagonisti: Radu, Maria e gli altri, diventano incisive presenze, in queste storie d’amore e mistero, realtà senza finzione.
Castelli e monasteri che diventano luoghi per ricordare vite precendenti in un colloquio dell’autrice con se stessa.

Ombre

Pina Lupoi

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Le lune di Transilvania, Un Aprile a Firenze e L’uomo di bronzo sono gli scritti raccolti sotto il titolo Ombre, un libro che descrive un viaggio ai confini dell’anima e che crea un contatto profondo tra realtà apparentemente lontane ma fortemente assonanti tra di loro. I protagonisti: Radu, Maria e gli altri, diventano incisive presenze, in queste storie d’amore e mistero, realtà senza finzione.
Castelli e monasteri che diventano luoghi per ricordare vite precendenti in un colloquio dell’autrice con se stessa.

Lo scoglio dei miracoli

Pina Lupoi

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Per fede in Cristo e in Maria, a Placanica, in provincia di Reggio Calabria, davanti allo Scoglio, può accadere che: «Avvertivo delle vibrazioni, come delle scosse elettriche lungo la schiena… Ecco, io cominciavo a guarire dai miei acciacchi fisici e morali.
A Lourdes, allo Scoglio di Placanica, in alcuni monasteri di Romania, e nell’abbazia di Westminster a Londra, ho respirato il profumo di Dio» scrive l’autrice.
Si parla di alcuni grandi mistici contemporanei tra cui la mistica ortodossa Vassula, Natuzza Evolo e Padre Pio.

Scritti scelti

Mihai Eminescu

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Tra i grandi autori europei, studiato oltre il Mediterraneo, Mihai Eminescu ci avvince coi suoi racconti fantastici.
Misteri che si incrociano, atmosfere gotiche di Edgar Allan Poe, ma a differenza di quest’ultimo, Mihai Eminescu riesce a rendere quieto e mistico anche il volto di uno spettro.

Traduzione di Mariana Campean.

Storia del teatro comunale Francesco Cilea

Claudia Bova

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Il terremoto del 1783 ridusse la città di Reggio Calabria ad un cumulo di macerie, annullando tutto il disegno architettonico che, oltre alle abitazioni civili, contava rinomati e attivissimi centri di cultura. Avviata la ricostruzione, il progetto della nuova città fu affidato all’ingegnere Giovambattista Mori, il quale indicò con la lettera P il “luogo da potersi formare un teatro”.

Ma, considerati i numerosi problemi che incombevano sulla popolazione reggina, la Giunta non pensò subito al teatro.
Fu la presenza dei Francesi nel Regno di Napoli con Gioacchino Murat (decreto del 16 luglio 1810) a disporre la costruzione di tale edificio ed a ordinare di illuminare la città nella notte con i lumi a riverbero simili a quelli di Napoli.
Così Reggio, che nel 1816 fu scelta come capoluogo della terza provincia, vide l’avvio della costruzione del suo teatro.
Il manufatto rispettò il luogo di destinazione dell’antica pianta della città redatta dal Mori e cioè il lotto dove ora sorgono il Palazzo Melissari e Musitano proprio di fronte a Piazza Italia. In qualità di intendente della Provincia di Calabria Ulteriore Prima fu nominato Nicola Santangelo, conoscitore di musica, il quale avviò la costruzione del teatro nominando una commissione composta dai cavalieri
D. Carlo Plutino, D. Vincenzo Ramirez, D. Giuseppe Piconieri, D. Giuseppe Musitano e l’ing. del comune Stefano Calabrò Anzalone.
Fu l’ing. Anzalone, funzionario dei Lavori Pubblici del Regno, a progettarlo ad imitazione del Teatro dei Fiorentini di Napoli (chiamato così per la prossimità della Chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini) e “seppe sviluppare abilmente la curva della sala e migliorare la visuale del palcoscenico”.
Il poeta cesareo Marando dettò per il frontespizio due distici; la lapide, in cui erano incisi, fu perduta quando fu riformato il frontespizio, e questo è ciò che è rimasto:
……………THEATRUM
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INTROEANT CURIUS, CATO, FABRICIUSQUE SEVERI,
ANGELUS HOC SANCTUS CONDIDIT, ID SATIS EST.